L'orso M5, ribattezzato Dino, sarà catturato e trasferito in Slovenia, da dove è arrivato, nazione che ha già manifestato disponibilità ad accettare quello che sulle prealpi venete è invece considerato un elemento di disturbo oltre ogni limite sopportabile. È la decisione che è stata presa ad Asiago dal tavolo tecnico promosso dalla prefettura in collaborazione con l'assessorato regionale alla caccia e i responsabili delle province di Trento, Belluno, Vicenza e Verona.
Un destino purtroppo già deciso dalle numerose scorribande e dalle altrettanto numerose vittime: 14 asini, diverse pecore, conigli e polli che davano poche speranze per una soluzione diversa.«Per questo», ha annunciato Daniele Stival, assessore regionale alla caccia, «attiveremo immediatamente forme di controllo dell'animale utilizzando la Polizia provinciale, le guardie forestali e anche uomini della Protezione civile, nel tentativo di impedire o limitare le scorribande».
Le procedure per allontanare l'orso sono complesse e prevedono un parere dell'Ispra, l'Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale, un'autorizzazione del ministero dell'Ambiente e un accordo con la Slovenia. «La cattura incruenta non è semplice, ma si cercherà di fare il prima possibile. Dovessimo riuscirci prima della conclusione dell'iter burocratico per l'allontanamento, si farà in modo di ospitare l'orso in un'area ben delimitata e controllata dove possa vivere bene, ma non nuocere», anticipa l'assessore.
«Si è deciso di attivare la procedura per la richiesta di trasferimento», aggiunge il biologo Ivano Confortini, responsabile del Servizio caccia e pesca della nostra Provincia che con la biologa Greta Serafin della Polizia provinciale ha partecipato all'incontro, «perché il malumore della popolazione e degli enti locali vicentini era palpabile e si intuiva dalle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi che questa sarebbe stata l'inevitabile conclusione della vicenda», ammette con un certo fatalismo.
Dispiaciuto per quella che dal punto di vista biologico si può considerare una sconfitta? «L'Ispra ha sottolineato nell'intervento del suo esperto che si tratta di una perdita importante dal punto di vista genetico, ma obiettivamente bisogna riconoscere che la gestione di questo animale così imprevedibile non è facile», ammette Confortini.
«D'altra parte rinchiuderlo in un recinto per quanto ampio e comodo equivale comunque alla morte, dal punto di vista biologico, anche se ha un diverso significato etico rispetto all'uccisione. Così non si poteva continuare», ammette Confortini, «perché progetti impegnativi come quelli dell'accettazione di una specie selvatica dell'importanza dell'orso hanno successo solo se c'è la collaborazione della popolazione, ma con il rifiuto e la minaccia di rappresaglie non si sarebbe andati molto lontano, anche se gli enti superiori avessero deciso una linea diversa».
«Sia chiaro comunque che l'impegno nostro è di continuare a lavorare per creare una sensibilità di accettazione della presenza dell'orso sui nostri territori e che il provvedimento di cattura e trasferimento riguarda solo un orso problematico come M5, non tutti gli orsi che ci sono o potrebbero arrivare: statisticamente questi casi di convivenza più difficile con l'ambiente antropizzato rappresentano solo il 10 per cento del totale», conclude Confortini.
Lo conferma l'esperienza ultradecennale del Trentino, dove i danni al patrimonio zootecnico, apistico e agricolo sono limitati e prontamente risarciti (48 mila euro nel corso del 2009) ma soprattutto dove la popolazione di orsi è in deciso incremento (25 censiti). Nello scorso mese di aprile si sono avuti i primi avvistamenti dell'anno di femmine accompagnate da cuccioli nati durante il passato inverno: è stata osservata una mamma con due cuccioli in Val di Tovel ed una seconda accompagnata da quattro piccoli nella zona della Paganella. Quest'ultimo caso, con ben quattro nuovi nati, è da considerarsi un evento non comune, mai accertato prima in Italia, come affermano gli esperti trentini.
La decisione di catturare l’orso Dino è stata dunque presa ma ci vorrà tempo per catturarlo. Per gli esperti il mancato funzionamento del radio-collare, probabilmente con le pile scariche da tempo, è uno degli ostacoli principali per la cattura di Dino. La sua mancata localizzazione rende le cose particolarmente difficili e nel momento in cui partirà la «caccia» sarà necessaria una task-force sinora mai allestita, almeno in Veneto, per localizzarlo. «Chiederemo aiuto agli amici del Trentino, anche in termini di consigli - spiega Daniele Stival, assessore regionale alla caccia e protezione civile - che ne hanno già catturati alcuni. La tecnica prevede che l’orso venga catturato e legato con dei lacci, per poi essere sedato. Impossibile infatti cercare di sedarlo prima: l’anestesia fa effetto in tempi non brevissimi, per cui avrebbe il tempo di spostarsi anche notevolmente». Le difficoltà dell’operazione di un’eventuale cattura vengono confermate da Daniele Zovi, comandante provinciale del Corpo Forestale di Vicenza. «Sulla carta bloccare un orso come il nostro - dice Zovi, asiaghese, grande esperto del territorio altopianese - si preannuncia problematico, anche se in Trentino l’hanno già preso, dopo un mese di appostamenti, quella volta in cui gli è stato poi messo il collare».
Intanto il sindaco di Asiago Andrea Gios commenta polemicamente il vertice sulle sorti dell’orso Dino, nel quale è stata decisa la sua cattura: «Uno sgarbo ai residenti». Una riunione alla quale hanno preso parte decine di istituzioni ma a cui non sono stati invitati i sindaci. «Un fatto gravissimo - lo giudica Gios -. I sindaci sono i rappresentanti dei cittadini, proprietari di quel territorio dove scorrazza l’orso». «Ho saputo dell’incontro dai giornalisti - racconta Gios - e da un "sms" che mi è stato spedito dal presidente della Comunità Montana. In realtà- puntualizza - si trattava di un vertice con tutte le forze e, quindi, i sindaci dell’Altopiano andavano invitati in forma ufficiale». Per il sindaco di Asiago «è stato fatto uno sgarbo a tutti i residenti». «Evidentemente qualcuno non sa - conclude - che i boschi, i pascoli e i prati dell’Altopiano non sono nè demaniali nè dei vari comuni, bensì dei residenti».
Nessun commento:
Posta un commento